Viaggi e turismo

DATI DEL PAESE:

Capitale: NEW DELHI
Popolazione: 1.267.401.849 (stime 2014)
Superficie: 3.287.263 km²
Fuso orario: + 4,30 ore rispetto all’Italia, + 3,30 quando in Italia vige l’ora legale
Lingue: Hindi e inglese sono le lingue ufficiali, mentre le lingue usate sono in totale 23.
Religioni: Induismo, Islam, Cristianesimo, Sikhismo, Buddismo, Giainismo, Zoroastrismo ed altre confessioni minori.
Moneta: Rupia indiana (INR).
Oltre alle più comuni valute straniere, quali il dollaro Usa la sterlina britannica, anche l’Euro viene comunemente cambiato nelle banche e agli sportelli cambiavalute degli hotel. Le maggiori carte di credito sono accettate quasi ovunque. I bancomat si trovano invece solo nelle grandi città e comunque non sono molto diffusi. Le rupie non sono esportabili. Al termine del viaggio è possibile convertire le banconote rimaste presentando il certificato dei cambi effettuati, oltre al passaporto e al biglietto aereo di ritorno.
Telefonia: la rete cellulare è attiva nel Paese, tuttavia i cellulari italiani sono attivi solo nelle principali città ed è pertanto consigliabile acquistare una scheda in loco.
Corrente elettrica: viene erogata a 220-240 volt. Le prese sono simili a quelle europee o tripolari con i buchi un po’ più grandi. Un adattatore universale risolve il problema.
Mance: negli alberghi e nei ristoranti frequentati dai turisti la mancia è una consuetudine. Tutte le persone che vengono a contatto con i turisti si aspettano di ricevere una mancia (i facchini degli hotel ad es. si aspettano una mancia tra 5 e 10 rupie). Nei locali più piccoli, la mancia non è obbligatoria, ma comunque gradita, ed è sufficiente lasciare qualche rupia. In caso di gruppo, l’accompagnatore raccoglie una somma tra i partecipanti (circa 30/40 dollari Usa a persona) all’inizio del tour e la distribuisce durante il viaggio. Nel caso di viaggi individuali, non esistendo una tariffa standard, suggeriamo di affidarsi al proprio buon senso, dando la mancia nel caso in cui si è soddisfatti del servizio prestato.

 

 

Approfondimenti sul Paese:

  • Geografia:

    Non importa quanto grande sia la vostra determinazione a lasciare da parte i pregiudizi culturali e le sane abitudini, perché l’India riuscirà comunque a meravigliarvi con la sua vastità, il suo clamore e la sua complessità. In questo paese nulla è mai esattamente come ve l’aspettavate; potete attendervi soltanto l’inaspettato, che vi accompagna in ogni esperienza. Per molti viaggiatori l’India è una prova del nove: alcuni turisti non vedono l’ora di risalire in aereo e fuggire via, ma se amate scandagliare intricate cosmologie, respirare un’atmosfera sovraccarica di sensualità e se siete dotati di una grande capacità di comprensione dell’assurdo, allora l’India è uno dei drammi più intricati e più densi di soddisfazioni che si svolgano sul nostro pianeta.

    Geografia:

    L’India presenta una moltitudine di territori, quello prevalente è l’altopiano di altezza media sui 500-600 metri, come il Deccan, ampio circa 700.000 Km²; la parte nord-occidentale è occupata dalle maggiori catene montuose del Mondo, Himalaya ed in minima parte Karakoram, con la prima che si spinge fino alle zone orientali fra Nepal, Bhutan e Tibet, anche l’area di confine col Myanmar è montuosa, ma decisamente meno aspra ed imponente; altri sistemi montuosi si trovano nella parte centrale del Paese. Numerose inoltre le pianure, soprattutto di tipo alluvionale in corrispondenza dei bacini dei grandi fiumi indiani, non mancano anche zone desertiche ad occidente, vicino al Pakistan.

    La più alta vetta indiana si trova nell’Himalaya sul confine col Nepal, in quella lingua di terra fra questo Paese ed il Bhutan, si tratta del Kangchenjunga (8.586 m.), terza cima più elevata del Mondo, ed è l’unica sopra gli ottomila metri, al secondo posto abbiamo infatti il Nanda Devi (7.816 m.), situato ad ovest del Nepal.
    Lo sviluppo costiero dell’India è di circa 7.500 chilometri, fanno parte del territorio alcuni arcipelaghi, Andamane (6408 Km², Middle Andaman 1536 Km² l’isola maggiore) e Nicobare (1841 Km², Great Nicobar 1045 Km²) ad est nel Golfo del Bengala, al largo delle coste di Myanmar e Thailandia ed a nord-ovest di Sumatra (Indonesia) e le più piccole Lakshadweep (30 Km²) a nord delle Maldive ed ovest della penisola indiana e formato a sua volta dagli arcipelaghi delle Laccadive, delle Amindivi e dell’isola di Minicoy; un vasto sistema di canali, isole ed isolette si trova nel delta del Gange a sud di Calcutta.

    I maggiori fiumi indiani nascono nella zona dell’Himalaya, si tratta di Gange (2.480 Km, compreso il tratto finale in Bangladesh), Brahmaputra (2.900 Km), che scorre per la maggior parte in Cina e dopo la sezione indiana in Bangladesh nel suo tratto conclusivo e l’Indo (3.200 Km, compresi tratti cinese e pakistano), che dopo il pezzo iniziale in Cina attraversa per poche centinaia di chilometri la parte nord-occidentale del Paese; il Godavari (1.465 Km) nell’India centro-meridionale è il più lungo fiume compreso interamente nel Paese, così come Krishna (1.400 Km) poco più a sud, Yamuna (1.370 Km), affluente del Gange e Narmada (1.312 Km), nel sistema di altopiani e rilievi centrale.

     

  • Clima e abbigliamento:

    In INDIA esistono fondamentalmente tre stagioni. La stagione calda (aprile/maggio) è il periodo più indicato per visitare le località di villeggiatura himalayane e il Sikkim. La stagione umida o dei monsoni (giugno/settembre) che non raggiunge il Ladakh, ma interessa tutto il resto del Paese, a cominciare dalle regioni sud occidentali. Anche se il Rajasthan negli ultimi tempi ha registrato scarse precipitazioni durante la stagione monsonica. La stagione fresca (ottobre/marzo) con clima piacevole in tutto il Paese. All’estremo nord la temperatura si fa decisamente fredda tanto da permettere una piccola stagione del turismo legata allo sci nella Kullu Valley; sull’Himalaya l’aria è limpida e le montagne sono ben visibili al mattino; all’estremo sud la temperatura diventa gradevolmente tiepida per poi lasciare il passo, verso fine febbraio, di nuovo alla stagione calda. Per l’abbigliamento è da preferire la praticità piuttosto che l’eleganza. Da ricordare inoltre che nei templi si entra senza scarpe quindi possono tornare utili i calzini. Nell’India del nord si consiglia un abbigliamento leggero in estate e da mezza stagione in inverno (nel dicembre 2003 a Varanasi è caduta addirittura la neve, e nelle zone desertiche l’escursione termica fra il giorno e la notte può essere notevole). Nell’India del sud, dove fa caldo tutto l’anno, sono preferibili capi in cotone (da evitare i tessuti sintetici), senza dimenticare il fattore “aria condizionata”. Consigliati cappellino, occhiali da sole, crema protettiva e repellente contro le zanzare.

  • Le località:

    DELHI
    È il principale punto di accesso al paese ed è la base di partenza per visitare il cosiddetto “Triangolo d’oro“ che conserva alcuni tra i maggiori tesori dell’arte indiana. Poche capitali possono vantare oltre 1.500 monumenti storici e tanti parchi e giardini come Delhi. Ma è la Vecchia Delhi ad affascinare il turista con il Forte Rosso, le tombe degli imperatori, gli stretti viottoli, i bazar pieni di odori, aromi e colori in un mosaico perfetto tutto da scoprire. La storia di New Delhi, l’attuale capitale della più grande democrazia del mondo, risale ad oltre 3000 anni fa. Per ben sette volte Delhi combatté per la propria sopravvivenza ed ogni dinastia regnante, lasciò dietro di sé, una ricca eredità culturale ed architettonica espressa in templi e mercati, palazzi e fortezze, monumenti funebri e torri.

    MUMBAI
    Situata in una splendida baia naturale, era formata da un gruppo di sette isole che i suoi abitanti, chiamarono “Mumbai“, dal nome della loro dea, Madre Mumba. Mumbai rimase sotto il dominio coloniale Britannico dal 1665 fino al 1947, anno dell’indipendenza, e nell’arco di 250 anni questa città si è trasformata da un ristretto gruppo di isole nella grandiosa capitale dello stato del Maharashtra. Un tempo residenza dell’aristocrazia coloniale britannica, Malabar Hill è la zona più esclusiva di Mumbai. Da qui si scende a Chowpatty Beach, il circo balneare, con giocolieri, indovini, mangiatori di fuoco, maghi, fachiri e contorsionisti, e con una breve traversata in barca, si raggiunge la piccola isola di Elephanta, per ammirare gli splendidi templi scavati, scolpiti e affrescati nella roccia, vecchi di duemila anni.

    AGRA
    Agra è la città del famosissimo Taj Mahal, un «monumento all’amore» costruito nel 1652 dall’imperatore Moghul Shah Jahan in memoria dell’adorata moglie Mumtaz Mahal morta prematuramente. Sia che lo si guardi nella luce eterea della luna piena, o nella luce rosata dell’alba, o riflesso nelle fontane del lussureggiante giardino, il Taj Mahal è sempre uno spettacolo che incanta. Il palazzo, costruito in ventidue anni dai migliori artisti dell’epoca, è in marmo bianco incastonato di pietre preziose e contiene i cenotafi dell’imperatore e della moglie nascosti dietro una preziosa giada in pietra. A 40 km da Agra si trova la città fantasma di Fatehpur Sikri, costruita nel 16° secolo dall’imperatore Akbar come nuova capitale dell’impero ed abbandonata dopo pochi anni per mancanza d’acqua.

    VARANASI
    Per oltre 2000 anni Varanasi, la “città eterna”, è stata la capitale religiosa dell’India. Costruita sulle sponde del sacro Gange, si dice unisca in sé le virtù di tutti gli altri luoghi di pellegrinaggio e che chiunque finisca qui i suoi giorni, qualunque sia il suo credo e per quanto possa avere peccato, andrà direttamente in paradiso. Varanasi ha oltre 100 ghat, ossia scalinate sul Gange, dove ci si bagna e si procede alle cremazioni. Dal Ghat di Dasaswamedh si possono meglio osservare le attività che si svolgono lungo il fiume: moltissima gente lo raggiunge non soltanto per un bagno rituale, ma per fare yoga, offrire preghiere di ringraziamento, nuotare e vendere fiori. Interessante passeggiare nei mercati, famosi per gli oggetti ornamentali in rame, gli scialli, la seta e i sitar, gli antichi strumenti a corde indiani. E poi camminare negli strettissimi e labirintici vicoli che serpeggiano dietro i ghat, visitare il vicino centro buddista di Sarnath e fare l’obbligatoria gita sul Gange, discendendo lentamente il fiume all’alba.
     
    MADRAS
    Madras, la capitale dello stato di Tamil Nadu è una roccaforte dell’Induismo e centro della danza tradizionale indiana e della scultura templare. Efficiente e brulicante di vita, ha magnifici templi a guglie e un lungomare tra i più belli del mondo. Tamil Nadu è la terra dei templi che, grandiosi e completamente ricoperti da centinaia di statue policrome, destano in chi li vede un ammirato stupore e che, nella loro imponenza, si annunciano a miglia di distanza. Kanchipuram, la città d’oro, Mamallapuram e Madurai, una delle più antiche città della regione e meta di pellegrinaggi, sono le città tempio che offrono al visitatore un’esperienza visiva indimenticabile. Sulla costa a sud di Madras, se si vuole respirare un’altra atmosfera, Pondicherry, ex capitale dei possedimenti francesi in India, sembra un angolo della Francia meridionale.

    IL RAJASTHAN
    Tra tutti gli stati indiani, il Rajasthan, è quello che meglio rappresenta l’immagine classica e fantastica che abbiamo dell’India: uomini baffuti con colorati turbanti, vestiti con larghe casacche con le gambe fasciate dai leggendari jodhpuri; donne avvolte in colorati tessuti ricamati con fili di seta; piccoli villaggi di case dipinte nel deserto; grandi e lussuose regge di principi e maharajah costruite con marmi bianchi al centro di incantati laghi artificiali. Affascinanti leggende, eroiche e romantiche, ancora risuonano dai suoi altrettanto affascinanti edifici che testimoniano un glorioso passato. La magia del Rajasthan è rinomata in tutto il mondo non solo per la sua eredità storica e culturale che lo rende un enorme museo a cielo aperto, ma anche per le sue lussureggianti foreste che contrastano con aree desertiche e dune sabbiose. Il Rajasthan offre qualcosa per tutti, bisogna solo decidere cosa: si può programmare un safari a cavallo, sul dorso di un cammello o di un elefante, o ancora con il fuoristrada per seguire le tracce di una tigre o anche solo fare birdwachting. O si può decidere di viziarsi nei suoi sontuosi palazzi: molte regge dei maharajah, infatti, sono state trasformate in hotel extralusso, in un mix di charme e storia.

    JAIPUR
    Cuore e capitale dello Stato è Jaipur, la città rosa, così chiamata per le sue architetture di arenaria rosata. Lungo le sue strade cammellieri procedono lenti a fianco dei loro animali, mescolandosi ai carretti e alle bancarelle colme di cibi, frutta, vasi di terracotta, bracciali, tessuti cangianti e ai mille suoni ed odori che nessun racconto potrà mai rendere pienamente. Fu fondata dal re astronomo Sawai Jai Singh II e costruita secondo il Shilpa Shastra, l’antico trattato indù sull’architettura e la scultura, ed è cinta da mura in cui si aprono sette porte, tanti quanti sono i blocchi in cui è suddivisa Jaipur. Ad 11 Km dalla città sorge su un colle il forte di Amber che si può raggiungere a dorso di elefante oppure a piedi arrampicandosi lungo la salita. Una volta arrivati in cima si gode di una magnifica vista sulla vallata e sulle colline circostanti. All’interno vi è un disordinato insieme di cortili, atri, appartamenti e porte: una copia dell’architettura Moghul unita qui e là ad elementi di stile indù.

    UDAIPUR
    Udaipur è considerata la città più romantica dell’India: situata tra le verdeggianti Aravali Hills nel Rajasthan Meridionale, non lontano dall’arido deserto Thar, la città, fondata nel 1567 da Maharana Udai Singh, è famosa per i suoi laghi, per la sua cornice di verdi colline e per i suoi palazzi di marmo bianco. Con magnifiche regge costruite sulle isole, templi, giardini con fontane, preziosi musei e colorati graffiti sui muri delle case dell’antico centro, è una delle più affascinanti città del Rajasthan. L’edificio più imponente è il City Palace, la più vasta reggia dello stato, che si specchia nel lago. Ampliato più volte da diversi sovrani, oggi è un complesso di palazzi, aiuole e padiglioni ornati da balconi e sormontati da cupole e torri a testimonianza della magnificenza dello stile di vita degli antichi Maharana.

    JAISALMER
    Nel deserto del Thar, Jaisalmer ha il colore dell’ambra in un deserto di dune e terra rossa. Tappa obbligata sulle vie delle spezie e della seta, le sue mura erano un miraggio per i mercanti arabi ed europei. L’antica prosperità dei principi e dei mercanti di Jaisalmer è testimoniata dai Il Rajasthan Tra tutti gli stati indiani, il Rajasthan, è quello che meglio rappresenta l’immagine classica e fantastica che abbiamo dell’India: uomini baffuti con colorati turbanti, vestiti con larghe casacche con le gambe fasciate dai leggendari jodhpuri; donne avvolte in colorati tessuti ricamati con fili di seta; piccoli villaggi di case dipinte nel deserto; grandi e lussuose regge di principi e maharajah costruite con marmi bianchi al centro di incantati laghi artificiali. Affascinanti leggende, eroiche e romantiche, ancora risuonano dai suoi altrettanto affascinanti edifici che testimoniano un glorioso passato. La magia del Rajasthan è rinomata in tutto il mondo non solo per la sua eredità storica e culturale che lo rende un enorme museo a cielo aperto, ma anche per le sue lussureggianti foreste che contrastano con aree desertiche e dune sabbiose. Il Rajasthan offre qualcosa per tutti, bisogna solo decidere cosa: si può programmare un safari a cavallo, sul dorso di un cammello o di un elefante, o ancora con il fuoristrada per seguire le tracce di una tigre o anche solo fare birdwachting. O si può decidere di viziarsi nei suoi sontuosi palazzi: molte regge dei maharajah, infatti, sono state trasformate in hotel extralusso, in un mix di charme e storia. Vedere pagine 39, 41, 42, 43, 49 palazzi splendidamente scolpiti e dalle case signorili, le haveli, riccamente decorate. La bellezza della città è particolarmente apprezzabile all’alba e al tramonto, quando, investita dal sole, assume una colorazione particolare. La città è dominata da un forte, costruito nel 1156 con cinque km di mura di arenaria alte nove metri e rinforzate da 99 bastioni: al loro interno vive un quarto della popolazione.

    JODHPUR
    Jodhpur, chiamata anche “Marwar”, giace proprio ai limiti del deserto Thar ed è quindi la porta che conduce al mondo magico delle dune di sabbia. È una splendida città fortificata, circondata da alte mura che si estendono per 10 chilometri. A Jodhpur si possono ammirare in tutta la loro pienezza i colori e la vitalità del Rajasthan. Meritano una visita i maestosi palazzi finemente decorati e noti per le grate di arenaria rossa, gli aggraziati mausolei e i templi. I due forti della città, uno di stampo medioevale e l’altro una meraviglia dell’architettura più recente, servono da punto di riferimento e visti contro i raggi del sole al tramonto, offrono uno spettacolo indimenticabile.

    CALCUTTA
    La capitale del Bengala occidentale si estende in modo irregolare lungo la sponda orientale del Fiume Hooghly. Ex gloriosa capitale dell’India britannica, la sua orribile storia di squallore urbano e fame è cominciata soltanto con la Partition (la scissione indo-pakistana), e la conseguente massiccia affluenza di rifugiati. Questa temeraria città, comunque, ama definirsi ‘Città della Gioia’, e se le si concede anche soltanto mezza opportunità si rivela una delle città più affascinanti e piacevoli del paese, capitale intellettuale della nazione, di primo piano nel campo della politica e dell’arte. Il ‘polmone’ della città moderna è costituito dal Maidan, un’enorme superficie aperta usata dagli abitanti per le partite di cricket e di calcio, i raduni politici, le lezioni di yoga e il pascolo delle vacche. L’area è abbastanza vasta da ospitare il massiccio Fort William, tuttora in uso: i turisti possono accedervi soltanto se muniti di un permesso speciale (che viene concesso di rado). All’estremità meridionale del Maidan c’è il grande Victoria Memorial in marmo bianco, con una goffa statua della regina Vittoria di fronte, che ospita una nutrita collezione di oggetti storici anglo-indiani. Il centro amministrativo della città è il BBD Bagh (Dalhousie Square). Nella piazza convivono aspetti stravaganti e brutali: da una parte c’è il Writers’ Building dove gli impiegati (che un tempo si chiamavno ‘writers’, ‘scrivani’) sfacchinano all’interno di un kafkiano labirinto di corridoi e ampie sale, mentre moduli in quintupla copia e copie carbone si accatastano contro le pareti; dall’altra parte c’è la posta centrale, costruita sul sito del leggendario ‘buco nero di Calcutta’. Fu qui che, in una notte sgradevolmente umida del 1756, oltre 140 cittadini britannici furono rinchiusi a forza in una cantina: il mattino dopo molti di essi erano morti soffocati. Secondo la leggenda, quando il corpo della moglie di Shiva venne smembrato, un suo dito cadde sul sito dove oggi si trova il Tempio di Kali, tuttora un luogo di pellegrinaggio estremamente sudicio. Al mattino, nel tempio si taglia la gola alle capre per soddisfare la sete di sangue della dea. Tra le altre cose da vedere in città c’è l’interessante Indian Museum, il più grande e probabilmente il migliore museo del paese (ma polveroso e trascurato, per mancanza di fondi); i Giardini Botanici, che ospitano un baniano di 200 anni, al secondo posto tra gli alberi con la chioma più ampia del mondo (il primo è ad Andhra Pradesh), e lo scenografico ponte a mensola Howrah Bridge, considerato il ponte più trafficato del mondo. A Chowringhee, a sud del ponte Howrah, si trovano una quantità di alberghi, locali e bar economici. Sudder St, all’altezza di Chowringhee Rd, è un punto focale per chi viaggia in economia. In questa zona ci sono anche molti cinema, dove sono proiettati film indiani, nuovi film hollywoodiani e i loro cugini di Bollywood. Calcutta non è un paradiso per gli amanti dello shopping, specialmente da quando una ‘campagna di pulizia’ ha scacciato i venditori ambulanti dai marciapiedi, ma il New Market, a nord di Sudder St, è un buon posto per contrattare il prezzo di merci che vanno dai capi di abbigliamento a utensili in bambù. Calcutta fa parte del circuito aereo internazionale e a volte è possibile ottenere biglietti aerei a prezzi ridotti presso gli uffici delle compagnie aeree nei dintorni di Chowringhee. La Indian Airlines di Calcutta ha frequenti voli nazionali per le principali destinazioni, tra cui Delhi, Bangalore, Chennai, Mumbai, e Lucknow. In linea di massima è meglio viaggiare in treno piuttosto che in autobus, ma se proprio cercate un autobus provate quelli della ‘Rocket Service’ alla fermata dell’Esplanade. Per quanto riguarda i treni, recatevi alla stazione Howrah sulla riva occidentale del Fiume Hooghly dove partono i treni diretti in città, oppure alla stazione Sealdah, sulla sponda opposta, da dove si parte in direzione di Darjeeling e altre regioni del nord.

    GOA
    È un peccato che Goa debba sostenere il peso di una fama un po’ equivoca, perché qui non ci sono soltanto sole, sabbia e psichedelia. La sua vera particolarità è quella di essere piuttosto dissimile dal resto dell’India ed è abbastanza piccola da poter essere esplorata e capita in un modo che in altri stati indiani risulta impossibile. Non si tratta soltanto dei familiari residui del colonialismo europeo o dell’esotismo patinato che la fanno sembrare così accessibile, ma è piuttosto la prevalenza della religione cattolica e una forma di progressismo sociale e politico che la fanno sentire vicina agli Occidentali. Anche se gli hindu sono più numerosi dei cattolici, ci sono molte più gonne che sari e la gente esibisce una liberalità e una civiltà che molto difficilmente incontrerete altrove in India.

    SHIMLA
    La ‘capitale estiva’ dell’India britannica si estende irregolarmente su un crinale a falce di luna a un’altitudine di oltre 2100 m nell’Himachal Pradesh meridionale. Prima dell’indipendenza era la più importante località montana del paese e la vita sociale durante i mesi estivi, quando gli inglesi venivano a cercare riparo dal torrido calore delle pianure, era leggendaria: balli, tornei di bridge e parate andavano a braccetto con pettegolezzi, intrighi e storie romantiche. Oggi gli ufficiali, gli amministratori e le leziose lady del Raj sono stati rimpiazzati da masse di vacanzieri, ma gli echi del passato britannico di Shimla restano forti. La famosa via principale, il Mall, corre ancora lungo il bordo del crinale, costeggiato da imponenti ville in stile inglese. La chiesa Christ Church, il Gorton Castle e la ex loggia Viceregal Lodge, simile a una fortezza, intensificano il sapore britannico del luogo. Dopo aver fatto l’imprescindibile passeggiata sul Mall sognando Kipling, Burton e Merchant-Ivory, vale la pena di esplorare le strette ripide viuzze che portano ai variopinti bazar locali. C’è anche un’interessante passeggiata al Tempio Jakhu, dedicato al dio-scimmia Hanuman. È situato vicino al punto più alto del crinale e vi si possono godere bei panorami della città, della valle circostante e delle cime innevate. Altri luoghi spettacolari sono le Chadwick Falls, cascate alte 67 m, Prospect Hill, ideale per un picnic, e Wildflower Hall, sito della ex tenuta di Lord Kitchener (il cui motto era ‘Il vostro paese ha bisogno di voi’). La stazione sciistica di Kufri è appena 15 km a est, anche se di recente è caduta così poca neve che si pensa di sospendere le attività turistiche. Se c’è neve, le piste sono adatte ai principianti e a chiunque abbia un paio di pantaloni spessi e una giacca a vento decente. Il periodo in cui la neve è migliore va da gennaio a febbraio. I collegamenti aerei con Shimla non sono numerosi come avviene con altre destinazioni himalayane, ma ci sono un paio di compagnie aeree che gestiscono voli in partenza. Questa carenza è più che compensata dai numerosi treni e autobus. Questi ultimi sono di tre tipi: pubblici, privati e appartenenti alla Himachal Pradesh Tourist Development Company (HPTDC), che collegano Shimla a Delhi e hanno diverse corse giornaliere. Il cosiddetto treno-giocattolo di Shimla è tuttavia grande abbastanza da portarvi a Kalka, nel nord, dopo di che potete cambiare e prendere il New Delhi Queen, grande e confortevole rispetto al precedente, che arriva a New Delhi.

    MYSORE
    Questa affascinante città dall’atmosfera rilassata è da tempo molto apprezzata dai turisti per le sue dimensioni ridotte, il buon clima e la scelta di mantenere intatto e promuovere il suo patrimonio invece di tentare di sostituirlo. La città è famosa per la seta e anche per il legno di sandalo e gli incensi, ma non aspettatevi che l’aria sia più fragrante che altrove. Fino all’Indipendenza, Mysore fu la sede dei ‘maharaja’ di Mysore, un principato che ricopriva circa un terzo dell’attuale Karnataka. Il Palazzo indo-saraceno del Maharaja costituisce la principale attrattiva della città, con il suo caleidoscopio di vetri colorati, specchi ornati, soffitti in mogano intagliato, porte d’argento massiccio e vistosissimi colori. Il Mercato Ortofrutticolo di Devaraja, nel cuore della città, è uno dei più variopinti dell’intera India. Da non perdere è anche la scalinata di 1000 gradini che porta alla cima di Chamundi Hill, sormontata dal gigantesco Tempio di Chamundeswari. La scalinata è sorvegliata dal famoso Nandi (il toro di Shiva) alto 5 m, scolpito nella roccia. La festa di Dussehra della durata di 10 giorni, che ha luogo in ottobre, culmina con una spettacolare processione di elefanti riccamente bardati, servitori in livrea, cavalleria, bande musicali e immagini delle divinità hindu incorniciate di fiori. Non ci sono voli per Mysore; le sole possibilità di raggiungerla sono l’autobus e il treno. Ogni 15 minuti un autobus per Bangalore schizza via fragorosamente come un pipistrello in fuga dall’inferno, come fanno pure diversi altri servizi diretti alle varie località della regione, compreso il Parco Nazionale di Bandipur. Ci sono diversi autobus gestiti da compagnie private che vi porteranno, a un’andatura decisamente più tranquilla, a Mumbai, Goa, Chennai e Hyderabad. È raro che ci siano da fare lunghe code per un biglietto alla stazione di Mysore e ci sono quattro treni espresso al giorno per Bangalore, oltre allo Shatabdi Express, ad alta velocità e con aria condizionata, che parte alle 14,10 ogni giorno tranne il martedì. Lo Shatabdi prosegue per Chennai.

    GOCHI (COCHIN)
    La città portuale di Kochi è situata su un gruppetto di isole e strette penisole. La parte più vecchia della città è uno strano miscuglio di Portogallo medioevale, Olanda e villaggio di campagna inglese innestato sulla costa tropicale di Malabar. Qui potete vedere la chiesa più antica dell’India, strade tortuose con case portoghesi risalenti a 500 anni fa, reti da pesca cinesi, una comunità ebraica le cui origini risalgono al tempo della Diaspora, una sinagoga del XVI secolo, un palazzo contenente alcune delle pitture murali più belle del paese e gli spettacoli del famoso Kathakali, danza teatrale famosa in tutto il mondo. I traghetti percorrono Kochi in lungo e in largo e spesso, nel porto, si vedono i delfini. Buona parte dei siti storici si trovano a Fort Cochin o Mattancherry. Sulla terraferma, a Ernakulam, si può pernottare in alberghi economici. La Indian Airlines ha voli giornalieri diretti a Bangalore, Mumbai, Delhi, Goa e Chennai. Se l’aereo è troppo costoso, ci sono innumerevoli autobus in partenza da Kochi a intervalli regolari, diretti verso ogni destinazione tranne che al mare. Si possono raggiungere facilmente le regioni circostanti con autobus statali o privati, ma non c’è la possibilità di prenotare. Unitevi a coloro che aspettano e sperate in bene, ovvero di trovare un posto a sedere. Nel peggiore dei casi vi rimane il treno: dalla stazione ne partono tutti i giorni per le principali destinazioni lungo la costa.

    LADAKH: LEH
    Un tempo punto di partenza per le carovane di yak dirette nell’Asia centrale, è situata in una piccola valle poco a nord della Valle dell’Indo. Oggi è in parte centro strategico militare e in parte città turistica. Suo vanto principale è il Leh Palace, costruito nel XVI secolo ma oggi abbandonato e assai danneggiato, in conseguenza della guerra del Ladakh contro il Kashmir nel secolo scorso. Le montagne dello Zanskar, dall’altra parte del Fiume Indo, sembrano vicinissime. Il palazzo è stato venduto alla Società Archeologica Indiana dalla famiglia reale Ladakhi ed è in corso un ambizioso progetto di ristrutturazione. Provate a chiedere a un monaco di aprirvi la porta della sala centrale di preghiera: è polverosa e oscura, con enormi maschere che appaiono nel buio. Vale la pena di evitare i negozi di souvenir e i ristoranti economici per passeggiare nei meandri dell’Old Quarter e dare un’occhiata alla città com’era prima di ospitare i turisti. Partendo da Leh si può fare una bella escursione al Tikse Gompa, a 20 km di distanza, situato su una collina che sovrasta il Fiume Indo. Ha un’importante collezione di libri tibetani e alcune eccellenti opere d’arte. Si può anche assistere a cerimonie religiose. L’Hemis Gompa, a 45 km da Leh, è il più grande e il più importante monastero tibetano del Ladakh, famoso per l’Hemis Festival, che generalmente ha luogo nella seconda metà di giugno o ai primi di luglio, dove si svolgono elaborate danze in maschera per due giorni, alle quali assiste una folla entusiasta. Se la scarica di adrenalina causata dall’arrivo nel Ladakh non vi è bastata, si possono organizzare escursioni di rafting sul Fiume Indo tramite diverse agenzie che operano a Leh e si può fare trekking nelle valli di Markha e dell’Indo. Arrivare e partire agevolmente da Leh dipende dal periodo: i voli aerei tra giugno e settembre di solito non sono un problema, ma nei mesi invernali spostarsi diventa più complicato. Se le condizioni meteorologiche lo consentono, si può volare a Delhi, Jangmur e Srinagar. Ci sono soltanto due tragitti di autobus da Leh e in entrambi i casi non si possono acquistare i biglietti fino alla sera prima della partenza, per il rischio che le corse vengano cancellate. In mancanza di aerei e autobus, ci sono jeep e taxi, più costosi degli autobus ma con il vantaggio di essere sempre disponibili.

  • Cucina:

    Ricordiamo che la cucina indiana varia da regione a regione; al Sud e’ piu’ piccante e con molti piatti vegetariani; al nord, per l’influenza musulmana, meno piccante e con la maggioranza dei piatti a base di carne (pollo e montone). E’ raro trovare carne bovina e suina. Il pasto indiano e’ composto da una vasta scelta di piatti di verdura cotta e talvolta di carne o pesce, accompagnati da riso e da lenticchie (il dhal, piatto tipico). Non mancano salse di vario genere, spesso piccanti, ed i numerosi tipi di pane locale (chapati, nan, rhoti, etc.) Vi consigliamo di assaggiare il formaggio cotto indiano (paneer) ed i famosi piatti tandoori (carne o pesce marinati in salsa di limone, spezie e yogurt e cotti in uno speciale forno di terracotta). Poca la frutta al Nord e in Rajasthan, abbondante e gustosissima al Sud. In Tibet la cucina tradizionale è basata sulla Tsampa (farina di orzo tostata) mescolata al tè o all’acqua, sulla carne di yak essiccata e il formaggio sempre di yak. La bevanda nazionale è il tè al burro di yak. Il cibo che si mangia negli hotel e nei ristoranti è cinese, con una certa monotonia dovuta al fatto che molti alimenti a queste altitudini non sono reperibili. L’alimentazione è buona a Lhasa e a Kathmandu (attenzione, nel periodo del monsone piccoli problemi intestinali sono frequenti). La qualità dello stesso si abbassa in Tibet fuori Lhasa, specialmente per i pasti al sacco che nonostante le nostre insistenze gli hotel non hanno ancora imparato a preparare. E’ consigliato portare con sé integratori alimentari per ovviare alla scarsità di vitamine e sali minerali e, per chi lo desideri, anche qualche alimento in scatola o sottovuoto. La cucina del Ladakh è simile a quella indiana del nord che utilizza spezie e curries cotti in umido ma con minor varietà di piatti. Poco utilizzato il pane essendo il riso l’elemento principale del pasto, scarsa la frutta e i dolci. Spesso si incontrano piatti tibetani e ottime zuppe. I pasti a pic nic e quelli nei monasteri sono molto semplici, anche qui vale la regola di integrare, come per il Tibet. In Bhutan il cibo è basato sui prodotti locali, quindi di limitata varietà ma elaborato in una interessante mescolanza di cucina indiana, cinese e tibetana. La cucina è principalmente non vegetariana con abbondante uso del peperoncino, come nel piatto tradizionale “ema dashi” che è un caglio cucinato con fortissimo peperoncino che accompagna il riso bollito: sano il metodo di cottura che è quasi sempre in umido e raro l’utilizzo delle spezie. Non frequente il pane e limitata la presenza della frutta.

  • Consigli sanitari:

    Nessuna vaccinazione per queste località è obbligatoria. Vi consigliamo antitetanica e antitifica. Profilassi antimalarica consigliata solo per alcune zone dell’India, Nepal e Sri Lanka e solo in determinati periodi dell’anno. Portare con sé repellente contro le zanzare, antibatterici intestinali e soprattutto medicine contro le infreddature dovute a sbalzi tra il caldo esterno e l’aria condizionata sul pullman e in hotel. Un discorso a parte merita l’altitudine in Tibet (Lhasa è a 3500 metri slm circa, ma si arriva ai 5000 nel tragitto per Gyangtse e per chi rientra a Kathmandu da Lhasa o viceversa via terra si superano i 5000 altre due volte), Ladakh (dove però si arriva ai 5000 solo sul passo di Kardungla per arrivare alla Valle di Nubra) e Bhutan (dove l’altezza massima raggiunta si aggira intorno ai 3500 metri). Essa può rivelarsi estremamente pericolosa solamente per chi soffre di cuore, polmoni o pressione alta. Si ritiene pertanto necessaria una visita medica prima della partenza. Una volta accertato lo stato di buona salute, il viaggio è indicato a tutti, indipendentemente dall’età. Generalmente l’altitudine crea fastidi quali mal di testa e disturbi del sonno, fiacchezza alle gambe e fiato corto. Per quasi tutti è sufficiente una mezza giornata di assoluto riposo all’arrivo e seguire indicazioni quali il bere molto per evitare la disidratazione per superarli. Sconsigliato il ricorrere ad antidolorifici e sonniferi, che potrebbero coprire i sintomi di problemi più gravi.

  • Voli interni:

    Il principale problema che si può incontrare nel viaggiare in India è sicuramente quello dei voli interni. Se da una parte la qualità dei vettori è decisamente migliorata, per cui il grado di sicurezza è diventato eccellente, dall’altra i problemi relativi a ritardi, overbooking e cancellazioni sono ancora frequenti, soprattutto a causa delle nebbie invernali nella pianura gangetica o in estate. Nel caso di cancellazione di un volo interno la compagnia provvederà a riproteggervi dandovi un altro volo qualora disponibile sulla medesima tratta o provvedendo al trasferimento in pullman anzichè in volo. Il biglietto aereo non verrà rimborsato. Per chi si reca in Ladakh da segnalare che i voli da e per la capitale Leh subiscono a volte ritardi di molte ore o vengono addirittura cancellati per ragioni climatiche. Lo stesso vale per i voli interni da e per il Bhutan, con l’aggravante che la compagnia di bandiera, la Druk Air, prevede atterraggi e decolli solamente a vista

  • Trasferimenti via terra:

    I pullman in India sono confortevoli, ma non paragonabili ai nostri pullman Gran Turismo. Sono tutti di fabbricazione indiana. Le auto sono generalmente le classiche Ambassador locali, ideali perché indistruttibili e facilmente riparabili in quanto i pezzi di ricambio si trovano anche nei paesini più sperduti, con una buona visibilità sul paesaggio esterno.Su richiesta e con un supplemento disponibili auto di categoria superiore. Lo stato delle strade in India è a volte precario (ma la situazione è in costante miglioramento) e la massima velocità consentita nonchè possibile è di 50 chilometri all’ora. I trasferimenti risultano pertanto abbastanza lunghi, non tanto per la lunghezza del tragitto stesso quanto per la lentezza con cui lo si percorre. Su alcuni tratti stradali minori il vostro mezzo potrà sobbalzare a causa del fondo stradale dissestato. Da segnalare lo stato delle strade in Tibet, Ladakh e Bhutan, che è precario e nel periodo del monsone (da luglio a settembre circa) può essere aggravato da frane o smottamenti dovuti alle piogge. In questi casi si dovrà lasciare il proprio mezzo di trasporto, attraversare a piedi il tratto interrotto e prendere un altro mezzo di trasporto dall’altra parte per arrivare a destinazione. In particolare il Bhutan è una continua curva e i tempi dei trasferimenti a causa di questo sono ancora più lunghi. In questi paesi, all”infuori di Lhasa e Tsedang in Tibet dove le strade sono buone, facciamo uso di fuoristrada.

  • Bagaglio:

    In India il bagaglio dei visitatori in arrivo e in partenza viene accuratamente ispezionato. Anche sui voli interni, durante il tragitto dal check-in all’aereo, il bagaglio a mano subisce fino a tre controlli. Per il bagaglio a mano vige inoltre il regolamento internazionale; 1 solo bagaglio può essere portato a bordo e le sue dimensioni (altezza, larghezza, profondità) non devono superare 115 cm..

  • Le caste:

    La casta è un gruppo sociale chiuso al quale si appartiene per via ereditaria e che prevede l’osservanza di regole precise riguardanti la commensalità e il matrimonio: solo all’interno del gruppo sono possibili la condivisione del cibo e la scelta del coniuge (endogamia). La divisione in caste rientra in un più ampio sistema gerarchico che pervade tutta l’India e che è fondato in larga misura sul concetto di purità/impurità. Già il Ṛgveda, uno dei principali testi dell’induismo, divide gli uomini in varna/”>varṇa (lett. «colore»), indicando i doveri che spettano a ciascuno di essi: i brāhmaṇa hanno compiti rituali e didattici, i guerrieri (kṣatriya) devono difendere i sudditi, la gente comune (vaiśya) si deve dedicare all’allevamento, all’agricoltura, al commercio, i servi (śūdra) devono servire le tre caste superiori. Accanto a questa divisione in quattro grandi varṇa, un’ulteriore segmentazione si riferisce alle caste vere e proprie (jati, lett. «nascita»), che sono decine di migliaia e spesso sono legate ad ambiti professionali specifici; il termine jati si applica anche ai raggruppamenti di coloro che sono al di fuori dei quattro varna, coloro che un tempo venivano definiti ‘intoccabili’. Tale termine viene oggi evitato per la sua connotazione negativa e si preferisce parlare di Harijan («figli di Hari», cioè di Viṣṇu) – questo il termine scelto da Ghandi per definirli – oppure di dalit/”>dalit («oppressi»); essi rappresentano attualmente circa il 14% della popolazione indiana. L’adempimento del proprio dovere specifico di casta (svadharma) è il principio cardine su cui si fonda l’ideologia della gerarchia castale; esso si intreccia alla dottrina del karman, la regola di retribuzione degli atti compiuti, a sua volta connessa a un’altra fondamentale credenza panindiana, quella nel saṃsāra, la catena infinita delle rinascite e delle rimorti, regolata dal karman, alla quale tutti gli esseri sono soggetti. Lo scopo ultimo dell’esistenza umana è quello di sottrarsi al ciclo delle rinascite attraverso la liberazione spirituale. Benché non possano conseguire la liberazione in questa vita, anche i dalit, purché svolgano adeguatamente i propri compiti, possono contare su una rinascita migliore, e sperare così di risalire progressivamente dalla loro condizione di fuoricasta.

    L’organizzazione parentale della famiglia indiana dipende in larga misura dal contesto di residenza. In area rurale i rapporti tra parenti sono molto stretti, e anche se non sempre vi è una residenza comune (famiglia estesa), esistono diritti di proprietà, pratiche rituali e norme di comportamento che sono condivisi. In contesto urbano è più diffusa la famiglia nucleare, anche se occorre tenere presente che sul modello di famiglia ha forte influenza il modello regionale e quindi è difficile effettuare generalizzazioni.

    Anche per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità all’interno della famiglia esistono differenze legate alle località: nelle regioni del nord (Gujarat, Rajasthan, Uttar Pradesh, Madhya Pradesh, Punjab e Haryana) l’uomo esercita il potere in modo più forte di quanto non accada nelle aree del sud (Kerala, Tamil Nadu, Andhra Pradesh, Karnataka e Maharashtra), mentre le zone orientali (Bihar, Bengala Occidentale e Orissa) presentano una situazione intermedia. Il matrimonio rappresenta un rito fondamentale e coinvolge i gruppi di parentela dei due sposi. Di norma i coniugi condividono l’appartenenza alla medesima casta (endogamia) anche se talvolta, nell’ambito della stessa casta, l’uomo può appartenere a una sottocasta superiore (ipergamia/”>ipergamia). Molto sentito, soprattutto presso le famiglie povere, è il problema della costituzione della dote, l’insieme di beni che la famiglia della sposa deve versare nel corso della transazione matrimoniale. Un’altra forma di compensazione matrimoniale, benché meno diffusa, è il prezzo della sposa, che prevede un transito di beni dalla famiglia dello sposo a quella della sposa. La discendenza è generalmente patrilineare (sulla linea paterna), ma esistono delle eccezioni, come quella dei Nayar del Kerala presso i quali vige la regola della discendenza matrilineare. I Nayar sono noti anche per una forma tipica di poliandria (matrimonio di una donna con più uomini) a fronte di una generalizzata monogamia in ambito induista. La forma matrimoniale della poliginia (matrimonio di un uomo con più donne) è diffusa soprattutto tra i musulmani. La residenza del nucleo familiare è generalmente patri- o viri-locale (presso la famiglia del marito), ma anche neolocale in area urbana.

  • L'India in libreria e sul grande schermo:

    “Non esiste esperienza di lettura migliore dell’andare nei luoghi in cui un libro è stato scritto.”
    (Kenzaburō Ōe)

    I figli della Mezzanotte di Salman Rushdie
    Shantaram di Gregory David Roberts
    Passaggio in India di Edward Morgan Forster
    La città della gioia di Dominique Lapierre
    Il Dio delle piccole cose di Arundhati Roy

    ***

    “Il cinema è bello se riesce a leggere la realtà”
    (Ettore Scola)

    Gandhi (1982)
    La città della gioia (1992)

    Il treno per Darjeeling (2007)
    The millionaire (2008)
    I figli della Mezzanotte (2012)
    Lion – la strada verso casa (2016)

     

Le nostre proposte per l'India: