Viaggi e turismo
Approfondimenti:
DATI DEL PAESE:
Capitale: ULAANBAATAR
Popolazione: 3.081.677 (stime 2016)
Superficie: 1.564.160 km2
Fuso orario: +7 ore rispetto all’Italia, +6 durante l’ora legale.
Lingue utilizzate: Khalkha Mongol (mongolo). Diffusa è la conoscenza del russo, specialmente tra le generazioni piu’ vecchie, e in misura minore del tedesco. Diffusa, soprattuto nella capitale, la conoscenza della lingua inglese, in particolare tra i giovani. Meno tra le genrazioni più anziane.
Religioni: Buddismo, religione sciamanica.
Moneta: Tughrik (MNT) Cambio: circa 2,930 tughrik per un euro.
Prefisso per l’Italia: 0039
Prefisso dall’Italia: 00976
Telefonia: i gestori italiani hanno accordi di “roaming” con il gestore locale Mobicom. E’ possibile comprare schede locali prepagate ricaricabili: ci sono punti vendita all’aeroporto e ad Ulaan Baatar. La copertura e’ limitata ai pochi centri urbani. Molti locali, soprattutto caffetterie, offrono il servizio di connessione wi-fi gratuito. E’ consigliabile munirsi di un apparecchio GPS o di un telefono satellitare se si viaggia nelle zone interne del Paese.
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Il clima:
Il clima è aspramente continentale: la Mongolia è infatti situata nella parte interna dell’Asia dove assai deboli sono gli influssi delle masse d’aria marittime. In particolare gli inverni sono rigidissimi; nella sezione settentrionale del Paese il suolo, tranne uno strato superficiale di modesto spessore che sgela durante il periodo estivo, è permanentemente gelato (permafrost). Nella capitale, che si trova a ca. 1150 m, la temperatura media annua è di -4 ºC, mentre le medie di gennaio e di luglio sono rispettivamente di -27 e di 18 ºC. Le precipitazioni sono scarse, addirittura inferiori a 250 mm annui nella fascia meridionale, e fino a 500 mm, per lo più in forma nevosa, sui rilievi settentrionali, con punte anche superiori al metro sulle cime più elevate. L’aria è molto secca, il cielo quasi sempre sereno, in particolare d’inverno, quando il Paese, dominato da pressioni molto elevate, ha condizioni di tempo stabile; in primavera soffiano venti molto impetuosi. Le piogge sono estive, grazie all’azione, sia pure debole, del monsone meridionale.
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I Mongoli:
I Mongoli, popolazione delle steppe dell’Asia centrorientale, erano pastori nomadi che cominciarono col tempo a premere sulla Cina, che per difendersi avviò dal III sec. a.C. la costruzione della Grande Muraglia. Inizialmente i Mongoli presero a distruggere a scopo di razzia tutte le più importanti città conquistate, massacrandone la popolazione, e solo in seguito, assimilando le culture dei popoli vinti, consentirono la ripresa delle attività economiche e dei contatti tra Oriente e Occidente. Il loro ingresso nella storia mondiale avvenne con Gengis Khan nel 1206, che guidò la prima grande espansione mongola dal mar Caspio alla Manciuria. Sotto i suoi successori il grande Impero venne frazionato, ma furono conquistati la Cina, il Tibet, la parte settentrionale dell’Indocina, dell’Iran e una parte dell’Ucraina e dell’Asia centrale fino al Volga. A partire dal 1236 i Mongoli avanzarono in Occidente, invadendo la Valacchia, la Polonia e conquistando Kiev (1240). Nel 1241 gli eserciti tedesco-polacchi e ungherese subirono una dura sconfitta. L’Europa si salvò per il ritiro delle truppe a causa della morte del gran Khan. Con la Cina, che nel frattempo aveva attraversato momenti di unità e divisione guidata da grandi dinastie, fu condotta una lunga guerra, fino a quando Kubilay Khan vi fondò la dinastia Yüan (1280). Presso di lui soggiornò per 17 anni il veneziano Marco Polo. Dopo la fine della dinastia Yüan, nel 1368, Tamerlano, sovrano turco supposto discendente di Gengis Khan, si fece proclamare gran Khan, dando vita al secondo Impero mongolo, conquistando immensi territori. Nel 1405, alla vigilia di un attacco contro la Cina, Tamerlano morì e l’Impero declinò rapidamente, sfaldandosi in molti stati.
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Lo Stato:
La Mongolia è una Repubblica indipendente dal 1924. La nuova Costituzione, approvata nel febbraio 1992, pur garantendo la libertà di religione, ha esautorato i monaci lamaisti dai poteri politici ed economici che un tempo detenevano in modo pressoché assoluto. In base alla Carta fondamentale, il Paese si è dato dunque una struttura democratica aprendosi al multipartitismo e garantendo alcune libertà. Per quanto riguarda l’esercizio dei poteri, quello legislativo è espresso dal Parlamento (composto da 76 membri), eletto ogni quattro anni al pari del presidente della Repubblica, nominato a suffragio diretto per 4 anni al pari del Parlamento. Il potere esecutivo è esercitato da un Consiglio dei ministri, nominati dal primo ministro (che in linea di massima è anche il leader della coalizione del partito di maggioranza) in accordo con il presidente della Repubblica. Il sistema giudiziario del Paese si basa su una commistione di elementi normativi in uso presso il sistema sovietico, americano e tedesco ma la legislazione internazionale non è riconosciuta. La giustizia è amministrata dalla Corte Suprema, e nei gradi inferiori dalle Corti provinciali e locali. Sono presenti anche due organi di controllo: la Corte Costituzionale, garante della conformità dei provvedimenti alla Carta fondamentale e il Consiglio generale di tutte le Corti, che vigila sull’indipendenza della corte suprema. Tutti gli organi giudiziari sono elettivi. La pena di morte è in vigore. Le forze armate del Paese comprendono l’esercito e l’aviazione; il servizio di leva è obbligatorio e la sua durata è pari a 12 mesi in tutte le armi, compreso il corpo di polizia. Prima della rivoluzione, l’educazione dipendeva prevalentemente da gruppi religiosi. Dopo il raggiungimento dell’indipendenza (1924), nel Paese è stata promossa una vasta campagna di alfabetizzazione. Contestualmente è stato creato un Ministero dell’educazione e il sistema scolastico è stato organizzato conformemente al modello sovietico, ispirato a principi marxisti. L’istruzione, gratuita e obbligatoria, inizia all’età di 6 anni e ha la durata di 10 anni. L’istruzione superiore viene impartita nelle università di Ulan-Bator (come la National University of Mongolia o la Mongolian University of Science and Technology) e in diversi istituti superiori (come l’Institute of Finance and Economics, l’Institute of Commerce and Business o il Fashion Design Institute). Molti studenti mongoli proseguono gli studi superiori all’estero, soprattutto in Russia e in Germania. Il tasso di analfabetismo registrato in Mongolia, attestato su valori particolarmente bassi (2,7% nel 2007), testimonia l’importanza attribuita nel Paese alla scolarizzazione.
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Le tradizioni:
Socievoli e ospitali, i mongoli conservano un indomito spirito di libertà. L’allevamento, tradizionale fonte economica del lungo passato nomade, è alla base dei costumi mongoli. Gli animali costituiscono nello stesso tempo la ricchezza e la passione dei mongoli che hanno nel cavallo l’amico più fedele e sentimenti di tenerezza per tutti i piccoli (cammelli, pecore), che tengono nelle tende e che ispirano le nenie delle donne. I mongoli imparano a cavalcare dalla prima infanzia e diventano ben presto abilissimi in sella ed esperti domatori, addomesticando i piccoli e velocissimi przewalskii . Nonostante dispongano oggi facilmente di una casa, essi preferiscono la vecchia tenda di feltro (yurta) rimasta immutata dai tempi di Gengis Khān (il cui culto sopravvive nella Mongolia orientale con pellegrinaggi al santuario di Ectingoro dove è conservata la sua tomba), cilindrica con tetto a cono, ampia e confortevole. Chiunque passi davanti a una tenda in Mongolia ha diritto di entrarvi e verrà ospitato con schietta semplicità. Non molte le feste in uso: in dicembre si celebra il culto del fuoco con una festa che accomuna tutti i mongoli ovunque siano sparsi. Essi accendono un braciere consistente in un grande piatto di lamiera colmo di grasso e la gente vi si inginocchia ai quattro lati. I mongoli tengono in grande considerazione la donna, che gode di piena libertà e di tutti i diritti stabiliti per l’uomo. Pur avendo subito una forte influenza russa in ogni settore (teatro, danza, musica, sport), i mongoli prediligono ancora i divertimenti del tempo passato: lotta (bohji-barildan), tiro con l’arco , corse a cavallo, vecchie danze; alla grande festa che inizia l’11 luglio (il Naadam) e che dura tre giorni (anniversario della fondazione della Repubblica Popolare) i mongoli convergono a Ulan-Bator in lunghe carovane. Gli incontri lungo la strada sono occasione per organizzare giochi, coreografie (evocanti spesso battaglie), canti, musiche, di ispirazioni centrasiatiche e cinesi. Al centro della celebrazione nazionale, che si conclude allo stadio, sono le gare di lotta tra i campioni dei villaggi e delle tribù. La cucinache riveste una parte importante nelle feste è semplice e poco variata, essenzialmente a base di pecora e di montone. Dominano il bollito (guriltai khool) misto a pasta, l’arrosto (ganbir), utilizzato anche come ripieno, le frattaglie e la testa di montone, trattata con spezie, aromi e con contorno di verdure. Molto apprezzato anche lo zaidas, salame ottenuto dall’intestino del castrato. La bevanda nazionale è il kumys, ottenuto dal latte di cavalla fermentato. Diffusa anche la besbodka o arki, specie di vodka, e il kvas, bevanda fermentata ottenuta dal pane nero e dallo zucchero.
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Le località:
ULAAN BAATAR:
Situata sul versante sudoccidentale dei Monti Hentej, sul fiume Tuul, tributario del lago Bajkal. La città, fondata nel 1639, è divisa in tre parti: a W la città sacra dei Mongoli, a E il sobborgo commerciale, al centro l’antico quartiere fortificato cinese. Nel 1911, all’atto della proclamazione di indipendenza della Mongolia Esterna, la città venne ribattezzata Niislel Khureheh. Occupata nel 1921 dalle truppe del leader rivoluzionario mongolo Suké-Bator e dall’Armata Rossa sovietica, nel 1924 prese infine il nome di Ulan-Bator, in onore del trionfo comunista. Principale centro politico e culturale del Paese, vi hanno sede l’Assemblea nazionale del Consiglio di Stato, il Museo di Storia Naturale e il Museo di Belle Arti Zanabazar. La città ospita la National University of Mongolia (1942) e la Mongolian University of Science and Technology (1969). Attorno alla città gravita gran parte dell’industria mongola, con industrie alimentari (birrerie, fabbriche di liquori, impianti per la conservazione della carne, mulini), tessili, del cuoio, del mobile, della ceramica, dei materiali da costruzione, dei macchinari agricoli. La città è collegata, tramite la ferrovia (Transmongolica), sia alla rete russa (Transiberiana) sia a quella cinese, ed è servita dall’aeroporto internazionale Chinggis Khaan.DESERTO DEL GOBI:
È il grande deseno che occupa il centro della Mongolia e si prolunga verso O. nel Turkestan Orientale o Sin-kiang.
Il più comune nome cinese è Sha-mo “deserto sabbioso” Un altro nome cinese del deserto, Hanhai, ossia “mare disseccato”, si applica più specialmente alla parte più elevata del NO. Il nome gobi nelle lingue mongola e manciù è un nome geografico comune che indica una qualunque depressione poco accentuata del suolo con fondo ghiaioso e sabbioso. Un altro nome mongolo, tala, indica una depressione più vasta di un gobi (per es., Iren Tala).I geografi europei intendono complessivamente col nome di Gobi tutto il deserto che si estende per oltre 3600 km., senza interruzione, dal Pamir ai confini della Manciuria. Esso è diviso naturalmente in due parti dal corso inferiore del Tarim. La parte orientale è anche chiamata Hachun-gobi, ovvero Ilkhuma, e si suddivide a sua volta in due regioni, una settentrionale più elevata, a 1200 m. s. m., e una meridionale a un livello medio di 900 m. La parte occidentale è separata in due parti dalla catena montagnosa de T’ien-shan: a N. il deserto della Zungaria, a S. il Takla-makan (v.), che è più piccolo del Hachun-gobi, ma non meno arido: la sua parte più elevata, a NE. di Khotan, è alta 1400 m. s. m; il centro è a 1200 m. e la parte più bassa a 1000 m. Sono caratteristiche del Deserto di Gobi le plaghe sabbiose, ove sorgono, come isole, masse rocciose erose da tempeste di sabbia, la quale si accumula in varî luoghi in lunghe dune sinuose. I venti invernali hanno tratto dal deserto il materiale che ha formato i grandi depositi di loess o “terra gialla” della Cina del nord.
Il clima è estremamente secco; la sola acqua che in alcuni luoghi si può avere è tratta da cisterne alimentate dagli acquazzoni estivi. In alcune zone, specialmente del sud, vivono però cespugli ed erba rada ma nutriente. La supposizione che il deserto si sia inȧridito maggiormente in epoca storica non è del tutto sicura, poiché è stato osservato che le opere d’irrigazione e di sistemazione del suolo potrebbero raddoppiare o anche triplicare la scarsa popolazione esistente. I laghi che si trovano in alcuni punti sono piccoli e così scarsi d’acqua che anche la vegetazione vi è intermittente; numerosi i laghi salati, da qualcuno dei quali si estrae il sale. La flora e la fauna del Gobi sono scarse e povere di specie: pochi arbusti e ispide erbe; tra gli animali selvatici sono caratteristici, il kulan, una specie di asino, e il cavallo di Przewalski.
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La Mongolia in libreria e sul grande schermo:
“Non esiste esperienza di lettura migliore dell’andare nei luoghi in cui un libro è stato scritto.”
(Kenzaburō Ōe)Il cielo azzurro di Galsan Tschinag.
Il mistero di Gengis Khan di Harold Lamb
In Mongolia. Viaggio in un paese nella bufera della modernità di Alvaro Masseini
Mongolia. In viaggio con le nuvole di David Bellatalla***
“Il cinema è bello se riesce a leggere la realtà”
(Ettore Scola)L’ultimo lupo (2015)
La storia del cammello che piange (2005)
Il matrimonio di Tuya (2006)
Mongol (2007)